Chi Sono
Per spiegare chi è Giulia Selvaggi dovrei partire da molto lontano e potrei annoiarvi.
E allora vi dirò solo che questa estate ero al mare e mi scocciavo, erano i giorni del caso Aquarius, ero incazzata, mi guardavo attorno e mi chiedevo cosa ci facessi lì, in mezzo a quelle persone stese inutilmente al sole, mentre altre erano costrette a stare forzosamente su una nave, mentre un ministro le derideva, facendone un bersaglio preciso, un obiettivo, uno strumento per pompare gli italiani, per convincerli che i neri sono pericolosi, sporchi, opportunisti, egoisti e devono stare a casa loro. E in mancanza di una casa loro, in un lager loro. Ovunque insomma, ma non da noi, non con noi, non in mezzo a noi, al mare, al sole, a bruciarci inutilmente come lucertole.
Ricordo di aver preso il telefono in mano, di aver aperto un'app con la quale avevo avuto fino a quel momento un rapporto di indifferenza e di aver iniziato a twittare dando voce a lei, o a me, a lei che poi è me, un avvocato un po' incazzata, un po' cinica, un po' cazzara ma soprattutto molto ribelle. Giulia Selvaggi, appunto.
Lei che era stata la protagonista di un libro iniziato e mai finito, lei che non riesce a dire ti voglio bene ma poi se ne va in giro a baciare le anime belle, lei che dorme 5 ore a notte perché la vita è troppo breve per sprecarla dormendo, lei che viaggia, si interroga, è presuntuosa, ambiziosa, curiosa.
Ecco, Giulia Selvaggi ha iniziato quell'estate a urlare su Twitter ed ora è qui, perché se in 9 mesi si è ritrovata con 13 mila follower senza capirne il perché, adesso vuol provare ad urlare meglio, in uno spazio un po' più grande, dedicato a chi come lei si indigna, ride, piange, provoca, bacia, urla e freme per un mondo migliore che non c'è e che potrebbe esserci se tutti smettessero di sentirsi migliori di altri, più bianchi di altri, meno neri di altri, semplicemente uguali agli altri.